Paolo Signore Art
LA MOSTRA DI SERAVEZZA
Ci sono occasioni speciali. E questa è stata una di quelle.
Un centinaio di persone son passate alla galleria La Seravezziana, per godersi i colori delle nostre opere, chiacchierare insieme di arte e bellezza, condividere l’amore per la vita.
Un pomeriggio dove le luce dei quadri si è mescolata all’umanita’ delle persone, alla musica dal vivo, allo scambio di idee ed esperienze.
Grazie Seravezza
P.s. Nelle didascalie delle foto troverete i particolari della giornata...
Viviamo una stagione di disorientamento di fronte a grandi fenomeni globali che ancora facciamo fatica a comprendere appieno, assimilare e interpretare. Valori, significati di vita, lo stesso vivere quotidiano è spesso turbato da emozio-ni contrastanti di fronte ai grandi processi migratori, forme di nuova e antica violenza, spesso su soggetti indifesi, i grandi mutamenti della tecnologia, l’im-potenza delle leadership tradizionali e delle forme di governo delle società, le crisi economiche, i grandi mutamenti antropologici nelle forme di vita e di genere e così via. La paura e lo smarrimento che ci colpiscono spesso producono paura, mancanza di energia, sfiducia nel futuro, pessimismo e rabbia.
In questo contesto l’arte, intesa come strumento di comunicazione tra esseri u-mani fondata sull’emozione, di espressione umana profonda, meta razionale e fuori dai tradizionali schemi, fazioni, punti di vista, può svolgere un ruolo di in-contro, riflessione e anche spunto per l’intuizione di nuovi modi di intendere la vita e il mondo che ci circonda, soprattutto nelle sue forme più libere, vivaci, sincere e meno mediate dalle tradizionali dinamiche culturali o di mercato.
E questo ruolo dell’arte, spesso, lo si può cogliere in particolare nelle opere di quei tanti artisti alle radici dell’erba che numerosissimi operano in Italia e al-l’estero, fuori dai tradizionali mercati dell’arte, mossi dalla passione o dalla necessità insopprimibile di esprimersi, di comunicare emozione, di produrre bellezza. Si tratta di tantissime donne e uomini che nonostante le distrette della vita quotidiana operano “alle radici dell’erba”, nelle comunità locali o anche in dimensioni più ampie, prescindendo dalle tradizionali dinamiche del mondo dell’arte, producendo opere cariche di passione, emozione e bellezza, che esprimono questi due sentimenti dell’era contemporanea: lo smarrimento per un mon-do in continua trasformazione a cui si fa fatica a star dietro, ma anche la grande fiducia che da tanto movimento, e spesso dolore, possa un giorno rinascere un mondo più equilibrato e accogliente.
Queste e altre emozioni si ritrovano nelle opere di Cristina Martini Pilatti e di Paolo Signore.
La prima, originaria della Val Camonica (BS), da anni vive a Massa e ha studiato presso l’Accademia di belle arti di Carrara ha avuto una frequentazione altale-nante della pratica artistica a causa delle contingenze della vita. Recentemente è esplosa in tutta la sua creatività con opere mature, originali e piene di vita, che hanno animato diverse importanti manifestazioni artistiche. La sua arte spa-zia nei materiali e si caratterizza da una produzione sempre innovativa e mai ba-nale, piena di luce e colore.
Il secondo, nato e vissuto a Roma, ha scoperto in età adulta la passione per l’arte, intraprendendo un cammino fatto di colori vivaci, movimento e grande forza espressiva delle sue opere. Negli ultimi anni ha esposto in Italia e all’estero, aggiudicandosi anche alcuni premi. La sua ricerca è caratterizzata da una continua sperimentazione di luci, materiali e anche opere in bianco e nero.
I due artisti esporranno una selezione della loro produzione artistica nella galleria “La Seravezziana”, in piazza Carducci a Seravezza (LU) dal 2 al 30 di settembre. Da non perdere la presentazione pubblica dell’esposizione, che si terrà sabato 15 settembre pomeriggio alle ore 18,30, con una introduzione e una esibi-zione musicale di Fernando Fidanza. Walter Bandelloni presenterà gli artisti. Interverranno anche il sindaco Riccardo Tarabella e l’assessore alla cultura Giacomo Genovesi.